La Villa romana del Casale, a circa 4 chilometri da Piazza Armerina, è certamente stata epicentro di un considerevole e vastissimo latifondo, simboleggiando pienamente l’utilizzo del territorio da parte dei Romani come centro della grande proprietà sulla quale si basava l’economia rurale dell’Impero d’Occidente.
Con oltre 3000 metri quadri di mosaico, è l’esempio supremo di villa di lusso romana di epoca tardo imperiale; la sua funzione, oltre a quella residenziale, risponde ad un preciso programma economico amministrativo e sicuramente di rappresentanza, oltre ad essere rivelatrice dell’importanza e della cultura del padrone di casa. Tuttavia non è certa ad oggi l’identità del proprietario; molte le ipotesi formulate che di fatto riconducono all’incertezza sulla datazione della villa e alla coesistenza di più fasi di realizzazione.
Infatti la Residenza, costruita in un periodo compreso tra il 310 e il 340, continuò ad essere abitata in epoca bizantina e altomedievale; anche durante la dominazione araba e normanna fu frequentata come emporio e centro agricolo. Tra il XIV e il XV secolo, dopo gli stermini dei secoli precedenti, divenne un nuovo centro agricolo denominato “il Casale”, da cui nasce l’odierna denominazione. Le successive alluvioni con i conseguenti smottamenti, coprirono di fango molte zone del complesso che fu abbandonato definitivamente ma è proprio grazie a questa stessa copertura che, lo straordinario impianto musivo della Villa si è conservato nel tempo per giungere fino ai nostri giorni. Fino all’inizio del Novecento, i contadini della zona sfruttavano alcuni resti della villa come basamenti per edifici agricoli.
In seguito alle segnalazioni di abitanti del luogo, si intrapresero campagne scientifiche di scavo. Il recupero definitivo avvenne con gli interventi di restauro diretti da Gino Vinicio Gentili tra gli anni ‘50 e ‘60.
Per la sua eccezionale ricchezza di elementi architettonici e decorativi, per l’autenticità del sito e per l’eccezionalità nell’essere testimonianza di una cultura di reciproci scambi tra mondo romano e area nordafricana, è divenuta oggetto di particolare interesse all’interno del programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale della Regione Siciliana, tutelata dall’UNESCO e inserita nella World Heritage List dal 1997. È oggi affidata al “Parco archeologico di Morgantina e della Villa romana del Casale di Piazza Armerina”, Istituto dell’Amministrazione regionale dei Beni Culturali.
Caratteristiche architettoniche
Osservando la ricostruzione della planimetria della Villa si individuano vari nuclei disposti, ognuno, secondo un proprio asse direzionale; tutti gli assi convergono al centro della fontana del grande peristilio quadrangolare.
Le apparenti asimmetrie testimoniano la complessità di un progetto organico, unitario e allo stesso tempo funzionale. Le variazioni introdotte al modello canonico di villa a peristilio con aula absidata e sala tricora, hanno conferito singolarità e magnificenza all’intero complesso.
Gli ambienti possono essere così individuati:
L’ingresso monumentale con l’arco onorario a tre passaggi, decorato da fontane e da pitture di carattere militare, che introduce ad un cortile porticato a ferro di cavallo, circondato da colonne in marmo con capitelli ionici. Dall’ingresso alcuni gradini conducono al vestibolo.
Il corpo centrale, con gli ambienti distribuiti intorno al peristilio quadrangolare dal grande giardino con fontana mistilinea al centro. In asse con il vestibolo, appena oltre il porticato del peristilio, si trova un piccolo vano absidato, il “Sacello dei Lari”, inquadrato da due colonne del peristilio.
Gli ambienti sul lato nord del peristilio, di varia destinazione.
Il corridoio della “Grande Caccia”, 65 metri di lunghezza e 5 metri di larghezza; sopraelevato e con le estremità absidate. È l’elemento di raccordo e disimpegno tra la parte pubblica, la grande sala absidata, e privata, ovvero gli appartamenti padronali.
La basilica per i ricevimenti degli ospiti illustri, con un ingresso scompartito da due colonne che ne indicano l’importanza; la sala absidata si trova al centro del corridoio della Grande Caccia e al termine di un percorso che si sviluppa in senso ascensionale a partire dall’ingresso monumentale.
Gli appartamenti padronali sono due e si collocano ai lati della basilica con accesso dal corridoio della “Grande Caccia”. L’appartamento adiacente gli ambienti di servizio e di dimensioni inferiori, era presumibilmente riservato alla famiglia, l’altro, più importante e con decorazioni più lucrose, doveva appartenere al proprietario.
Gli ambienti sul lato sud del peristilio, destinati originariamente a zone di servizio, in un più tardo rifacimento l’ambiente più interno fu decorato con un mosaico unico nel suo genere, noto come le “Palestriti” o “Fanciulle in bikini”.
Il sontuoso “triclinium” con peristilio ovoidale a sua volta circondato da un altro gruppo di vani. La sala con tre absidi, una sala da pranzo invernale per i banchetti, era accessibile dal peristilio attraverso quattro gradini e un ingresso con colonne in granito, ma anche dal corridoio della “Grande Caccia” e dall’appartamento padronale. È ormai certo che fu aggiunto in una seconda fase.
Le terme, con accesso diretto dall’ingresso monumentale della villa, che poteva dunque essere frequentato anche da estranei.
I Mosaici
Una straordinaria collezione di pavimenti a mosaico, ben conservati e che esprimono il lusso dell’era tardo imperiale in Sicilia. Realizzati da maestranze nord africane, raccontano e testimoniano una cultura di reciproci scambi. Diffusi sono i motivi geometrici e le scene decorative: di argomento amoroso, sul tema delle stagioni, scene acquatiche, raffigurazioni realistiche, innumerevoli quadri sul tema sportivo, della caccia e mitologico; temi del tutto conformi alla cultura e alla vita dell’epoca e volti ad esaltare il dominus del padrone di casa attraverso la rappresentazione di scene fortemente simboliche, ma anche allegoriche o più semplicemente descrittive.
La disposizione dei mosaici della villa non è casuale ma dipendente della funzione degli ambienti in cui sono stesi. Le differenze stilistiche tra gli stessi mosaici indicano le diverse fasi di realizzazione della struttura oltre che l’impiego di diverse maestranze
Di seguito alcuni dei soggetti più rinomati.
Il soggetto della “Grande Caccia” rappresenta fondamentalmente una grande battuta di cattura di bestie selvatiche per i giochi dell’anfiteatroa Roma in uno scenario prevalentemente africano. Si possono individuare 7 scene, eseguite da due gruppi distinti di mosaicisti poiché evidenti sono le differenze stilistiche.
Le Fanciulle in bikini sono un mosaico unico nel suo genere, di fase successiva a quella degli altri mosaici del complesso basilica-grande ambulacro-peristilio, si sovrappone ad un precedente motivo geometrico. Simboleggia uno status di eccezionale livello sociale dei committenti per l’adozione di pratiche agonistiche femminili.
Le fatiche di Ercole nella sala tricona.
Una particolare raffigurazione di Eros e Psiche in una delle stanze private a nord della villa.
Gli amorini alati come pescatori e vendemmiatori, si distribuiscono principalmente attorno alle terme e simboleggiano probabilmente la perpetua abbondanza di cui poteva avvalersi il proprietario.
Il complesso delle rappresentazioni ludiche infantili svolgono un ruolo importantissimo per il riferimento ai ludi e alle attività atletiche ed agonali svolte dai proprietari.
Il Circo Massimo di Roma rappresentato nella palestra delle Terme, ricco di scene e dettagli. A conferma della rilevanza socio politica del padrone di casa.
Area archeologica e Villa Romana del Tellàro
Indirizzo: C/da Casale 94015 Piazza Armerina (EN)
Tel: +39 0935 680036
Orari ingresso: Tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00
Biglietto singolo intero: 10,00 €
Biglietto singolo ridotto: 5,00 €