“La pittura è un mezzo attraverso il quale si conoscono le verità umane del mondo”: questa era una delle riflessioni che Guttuso amava ripetere, che riassume benissimo la sua visione, in costante dialettica tra realismo ed espressionismo.
Guttuso è stato probabilmente il pittore più conosciuto nel panorama dell’arte italiana del Novecento, anche al di là dei confini nazionali. Il suo tratto solido e riconoscibile, la sua tavolozza intensa, l’impegno sociale e politico lo hanno reso “popolare” in un contesto internazionale sia dal punto di vista della notorietà che per “la tematica esistenziale e sociale ricca di riferimenti narrativi e largamente accessibile” (M. Calvesi 1985).
Nato nel 1911 a Bagheria, in provincia di Palermo, manifesta precocemente l’inclinazione alla pittura, assecondato dal padre Gioacchino, pittore dilettante e figura per lui determinante. La sua attività parte dalla fondamentale esperienza siciliana, con la sua componente contadina ed isolana: come egli stesso racconta, l’umanità dolorante .., schiacciata dal lavoro estenuante e dalla povertà, fu la prima scuola a cui mio padre volle accostarmi. Assieme agli uomini mio padre mi insegnò ad amare la natura; durante le nostre passeggiate in campagna … imparavo a conoscere la terra di Bagheria, mi impregnavo dei suoi colori; scendevamo per le scoscese balze del Catalfano, ci si addentrava nelle grotte marine, in quella indimenticabile caia di Sant’Elia, tra le scheggiate scogliere di Capo Zafferano e Capo Mongerbino. Qualche volta ci accompagnavamo a Domenico Quattrociocchi… Tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Mimì Quattrociocchi e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, prendeva forma la mia strada.” (R. Guttuso cit. in A. Monferini 1985, p. 21)
Nei decenni seguenti, l’evoluzione del suo linguaggio artistico, i suoi crescenti successi, i ripetuti soggiorni a Napoli, Milano, a Roma, dove si era trasferito già a partire dal 1933 e la costante tensione tra pittura ed impegno sociale e politico non gli faranno mai dimenticare le sue radici, ed in particolare il suo legame con Bagheria. La sua terra natale, riconoscibile o trasfigurata, affiorerà costantemente.
Nella sua sterminata produzione pittorica e grafica, infatti, ben al di là dei noti temi ricorrenti dei limoni, degli ulivi saraceni, delle pale di fichi d’india, del mare, la Sicilia permane sempre, anche sottotraccia; ricorre nella memoria, nel mito, nel legame con la tradizione popolare, nelle opere di impegno e di denuncia sociale, nella visione espressionistica della natura.
Sicilia terra natia ed anche ultima dimora, poichè alla sua morte, nel 1987, vi farà definitivamente ritorno, per essere sepolto per suo desiderio nel paese di origine; oggi riposa presso il Museo di Villa Cattolica di Bagheria, dove sono raccolte molte opere da lui stesso donate alla città natale.