Serafino Amabile Guastella

 

(Chiaramonte Gulfi 6 Febbraio 1819-Ragusa 6 Febbraio 1899)

 

Nacque a Chiaramonte Gulfi, nel Ragusano, il 6 febbraio 1819, dal barone Gaetano e da Maria Delizia Ricca di Tettamanzi.

 

Ricevette un’educazione prevalentemente religiosa che gli consentì di formarsi una solida cultura classica con riferimenti all’illuminismo francese e all’empirismo inglese.

 

Conclusi gli studi, pubblicò una raccolta di poesie:” La religione del  cuore”. Scoppiata la rivoluzione del 1848, fu eletto segretario del comitato cittadino di Chiaramonte e si arruolò volontario nella guardia nazionale per combattere contro le truppe borboniche.

 

Liberata la Sicilia, si dedicò al giornalismo pubblicando un periodico in cui accusava di corruzione la Chiesa e il clero, si manifestava accanito avversario del potere temporale dei papi e feroce nemico dei Borboni, segnalava le prime avvisaglie del trasformismo e avvertiva i segni della sconfitta del Risorgimento. Poi, spinto dalla sua vocazione, si diede all’insegnamento nel ginnasio di Modica. Nel 1866 passò all’istituto tecnico Archimede di Modica. Ma, poiché le nuove disposizioni ministeriali prevedevano che i docenti delle scuole pubbliche fossero laureati,ed essendo egli sprovvisto di titoli accademici, fu esonerato dall’incarico appena ricevuto e ritornò a Chiaramonte, dove insegnò in una scuola privata da lui stesso avviata.

 

Successivamente, fu abilitato per meriti artistici e letterari all’insegnamento delle lettere italiane negli istituti secondari e fu chiamato di nuovo a Modica per insegnare.

 

In questi anni, toccato dal nuovo clima culturale che aveva come principale riferimento la ricerca folclorica, pubblicò un volume di canti popolari “Canti popolari del circondario di Modica”.

 

Seguì, nel 1875, un lungo racconto: “Padre Leonardo”,pubblicato solo dieci anni dopo.

 

Nel 1884 apparve quello che è considerato il suo capolavoro,” Le parità e le storie morali dei nostri villani”,opera che racconta, attraverso apologhi e leggende, le misere condizioni di vita del contadino modicano, non ingenuo e rassegnato ,ma un essere dotato di intelligenza vivace e soprattutto consapevole dei propri diritti civili e politici.

 

Chiamato “barone dei villani”, fu uno studioso della civiltà contadina con animo di poeta, il più adatto a conoscere e interpretare la cultura del mondo popolare. Fu un precursore delle scienze socio-antropologiche per le sue acute intuizioni e interpretazioni dei fatti sociali.

 

Nell’ambiente modicano, visse serenamente tra l’insegnamento, i suoi amati studi e le serate trascorse al circolo dove si incontrava con gli amici. Godeva un notevole prestigio personale tra gli intellettuali e l’aristocrazia locale, ma era malvisto dal clero. Descritto come un misantropo di paese, geniale e di vasto sapere, ma bizzarro e stravagante, diversi sono gli aneddoti in cui gli allievi hanno lasciato testimonianza dei suoi originali metodi didattici.

 

Si spense il 6 febbr. 1899, giorno del suo ottantesimo compleanno, nella natia Chiaramonte dove si era ritirato dopo venticinque anni di insegnamento.