Nell’immaginario collettivo, in particolar modo siciliano, la straordinaria figura di Federico II, lo Stupor Mundi, discendente dalla dinastia normanna par parte di madre e da quella sveva per parte di padre, nipote dell’imperatore Federico I Barbarossa, divenuto giovanissimo egli stesso Imperatore, uomo dagli ampi orizzonti culturali, poliglotta, resta saldamente legata a Palermo ed alla sua splendida e raffinata corte.
La realtà storica contraddice in parte questo “mito”. La Sicilia negli anni tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo attraversa un periodo di grande instabilità politica: Federico nasce nel 1194 e rimane presto orfano, di padre nel 1197 e di madre l’anno successivo, finendo così sotto la tutela di papa Innocenzo III. Partito nel 1212 alla volta della Germania, farà ritorno nella Penisola da Imperatore otto anni più tardi. Negli anni successivi, le esigenze di governo lo porteranno a spostarsi frequentemente nei suoi possedimenti e perciò i suoi soggiorni in Sicilia saranno discontinui, per lo più legati alle necessità politiche ed agli interventi repressivi, come nel 1221 nei confronti dei ribelli musulmani, o ancora nel 1233, contro molti centri rivoltosi della Sicilia orientale. Repressioni condotte dall’imperatore in modo drastico e durissimo, che prevedono distruzioni e deportazioni di massa, ma da cui conseguono anche fondazioni di nuove città, ricostruzioni e potenziamenti di strutture fortificate già esistenti, ed in qualche caso realizzazione ex novo di imponenti fortezze.
I tre grandi Castelli voluti nel giro di pochi anni dall’Imperatore a Siracusa, ad Augusta e a Catania, insieme alle altre sue fondazioni sparse in tutta l’Italia meridionale, rispondono perciò ad un progetto “politico” unitario e costituiscono una novità assoluta sul piano architettonico. Di fatto, oltre a presidiare il territorio, costituiscono il segno tangibile e monumentale della presenza dell’imperatore e del suo potere assoluto.
L’architettura delle grandi fondazioni castellane promosse da Federico II mostra delle caratteristiche comuni e ricorrenti, del tutto originali nell’architettura del medioevo siciliano: notevoli dimensioni, pianta quadrata, torri angolari, cortile centrale, una concezione monumentale ed organica, armoniosa e simmetrica.
Gli studiosi di varie epoche hanno indagato la possibile genesi e gli influssi che hanno dato vita a questo particolare linguaggio architettonico, dalla memoria della tradizione romana e bizantina del castrum, a quella della tradizione islamica del Vicino Oriente, alla componente cistercense, particolarmente evidente nei sistemi di copertura, volte e crociere, e nei tratti decorativi, alle affinità rilevate con certa architettura crociata di Cipro e Terra Santa.
Probabilmente, la chiave di lettura di questa cultura così sfaccettata è proprio la figura dello stesso Federico, quel Puer Apuliae divenuto presto Stupor Mundi che aveva viaggiato a lungo per la Penisola italiana, soggiornato nei territori germanici, guidato una Crociata in Terrasanta, creato contatti con le più grandi personalità del suo tempo, maturando così interessi e conoscenze straordinariamente complessi e spregiudicati.