olio su tavola trasportata su tela
cm. 180 x 180
Siracusa, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo
E’ questa l’opera più impegnativa dell’attività siciliana di Antonello, in cui la resa analitica e lenticolare della realtà, tipica della pittura fiamminga del primo Quattrocento, dialoga con una strutturazione in forme spaziali pienamente “italiana”, pensata secondo la prospettiva geometrica luminosa di Piero della Francesca.
La tavola, fortemente danneggiata dalle intemperie e dall’incuria, apparteneva in precedenza alla chiesa di Santa Maria Annunziata di Palazzolo Acreide, per la quale fu dipinta, come risulta dal contratto del 23 agosto 1474, che reca anche l’impegno di consegnarla entro la metà di novembre del medesimo anno, prima della sua partenza per Venezia nel 1475. In questa chiesa rimase finché nel 1907, già in gravissimo stato di deperimento per l’appoggio contro una parete umida, venne acquistata dallo Stato e quindi collocata nel Museo di Siracusa. Nel 1908, a causa del già disastroso stato di conservazione, venne sottoposta alla traumatica rimozione dello strato pittorico dal supporto di legno ed al seguente trasferimento su tela, ad opera di Luigi Cavenaghi, il più importante restauratore dell’epoca. Altri interventi si resero necessari nei decenni seguenti, fino all’ultimo del 1986-87, che in particolare ha stabilizzato il supporto ed attenuato l’estensione delle lacune, permettendo il recupero di piccoli frammenti di pittura originale.
Come già sottolineato, il dipinto presenta un’evidente compresenza di elementi italiani e fiamminghi, collocati in una solida costruzione spaziale, accentuata dalla colonna, quasi una citazione di Piero della Francesca, che sposta il focus prospettico all’estrema sinistra. Altro elemento unificante è il rapporto luce-ombra: nella stanza oscura si animano di luce personaggi ed oggetti; negli ambienti vicini la luce irrompe chiara dalle finestre, insieme al paesaggio.
Nonostante nel contratto fosse citata, tra quelle da realizzare, la figura di Dio Padre, oltre ad una predella, questi elementi ad oggi mancano. Tuttavia, ammesso che la predella sia perduta, la costruzione spaziale concepita da Antonello sembra escludere la presenza di una tavola superiore con la figura di Dio. Più probabilmente, l’Artista deve aver scelto di ometterla, concentrandosi sui protagonisti, Maria e l’Angelo annunciante: la presenza divina è sottintesa, evocata dalla colomba dello Spirito Santo.