La villa romana del Tellàro è una ricca residenza suburbana della tarda età imperiale che si trova nel territorio di Noto in provincia di Siracusa, nei pressi del fiume Tellàro da cui prende il nome.
Rinvenuta casualmente a partire dal 1971 a seguito di segnalazioni per scavi illegittimi, si estende per gran parte al di sotto di una masseria del XVIII secolo che poggia le sue fondamenta su pregiatissimi mosaici realizzati con milioni di tessere in pietra calcarea e cotto dai colori intensissimi.
La residenza romana fu devastata da un incendio, probabilmente alla fine del IV secolo a seguito dell’invasione dei barbari. «Il racconto sulla vita di santa Melania dice che in quel periodo la nobile romana si rifugiò in Sicilia dove la sua ricca famiglia possedeva 60 ville e da una di queste assistette al rogo di altre dimore, appiccato dagli invasori. La stessa sorte potrebbe essere toccata a quella sul fiume Tellaro».
È stata oggetto di campagne di scavi minuziosi per oltre 20 anni sotto la guida dell’archeologo Giuseppe Voza. Gli esperti hanno lavorato con sapienza e pazienza per togliere le tracce lasciate dall’incendio e dalle macerie riportando all’originale splendore i racconti narrati sui pavimenti della villa. Per recuperarne alcune porzioni hanno rimosso, con lavoro chirurgico parti di fondamenta della masseria evitandone il crollo. Alcuni mosaici sono stati tirati via e portati in laboratorio per il restauro, interventi delicati e rischiosi che hanno richiesto molto tempo.
Il corpo centrale della villa si articola intorno ad un grande peristilio di circa 20 metri, circondato da un portico largo m.3,70, su cui affacciano diversi ambienti individuati sui lati nord e sud.
Negli ambienti a sud della struttura è possibile riconoscere, nel punto centrale, un ambiente absidato con un tratto del portico antistante pavimentato a mosaico policromo con motivi geometrici.
A nord, tre ambienti conservano in parte le strutture perimetrali di spiccato. Il portico antistante mostra per circa 15 metri di lunghezza, una pavimentazione a mosaico con eleganti festoni di alloro che formano cerchi e ottagoni includenti motivi geometrici e floreali, l’unica che a differenza degli altri, non è stata staccata e riposizionata dopo il restauro.
La decorazione musiva pavimentale, emblema della villa romana del Tellàro, è quella della prima stanza da est che si affaccia sul lato nord del portico, raffigurante il riscatto del corpo di Ettore. Da una parte Ulisse, Achille e Diomede, e dall’altra Priamo e i troiani, tutti identificati da iscrizioni in greco, sono impegnati nella pesatura del cadavere dell’eroe. Le figure sono disposte intorno ad una bilancia: sul piatto a sinistra è poggiato il vasellame in oro per il riscatto, sul piatto a destra è deposto il corpo di Ettore, di cui si distinguono solo i piedi. E’ perduta l’immagine del vecchio Priamo e dei troiani. Una cornice con girali di foglie e fiori, tigre, leopardo e antilope, e una seconda cornice interna con festoni di foglie e fiori e maschere teatrali agli angoli, inquadrano la scena centrale del mosaico.
La stanza centrale, la più piccola tra le tre disposte sul lato nord del portico, presenta una composizione musiva più complessa: il mosaico dei satiri e delle menadi. Quattro grandi crateri da cui partono festoni di alloro, con fiori e frutti, che si uniscono ad arco sopra quattro riquadri rettangolari. In ogni riquadro sono rappresentati un Satiro e una Menade che danzano. L’immagine al centro è andata perduta.
Il mosaico della caccia decora il pavimento del terzo ambiente attiguo al precedente. Le scene di caccia sono contornate da una fascia perimetrale con rappresentazioni di volatili, animali acquatici e svastiche. Le scene del racconto sono distribuite asimmetricamente e tenute insieme da elementi naturali. Spicca al centro una figura femminile posta su un trono di rocce e incorniciata da fronde d’albero. La figura, di evidente valore simbolico, rappresenta l’Africa (come nel mosaico della Grande Caccia a Piazza Armerina); danneggiata su tutta la parte centrale presenta integro solo il volto con lo sguardo rivolto verso un cacciatore.
I mosaici della villa romana del Tellàro sono di grande pregio e manifattura nella composizione, nella policromia, nei dettagli decorativi e nella vivacità delle scene. La manifattura appartiene certamente a maestranze operanti in Africa settentrionale tra il III° e il IV° sec. d.C. e testimonia allo stesso tempo la raffinata cultura dei proprietari della villa.
I frammenti di ceramiche, le anfore e le monete rinvenute nel corso dei minuziosi scavi, così come l’esame stilistico dei mosaici, hanno determinato la datazione della villa del Tellàro intorno alla metà del IV sec. d. C. Epicentro di un vasto latifondo con grandi risorse agricole, esattamente come la villa del Casale di Piazza Armerina e la villa romana di Patti in provincia di Messina; fulcri autonomi collocati in punti strategici del territorio siciliano e di grande interesse non solo per l’importanza dei preziosi mosaici in esse ritrovati, ma per il contributo che danno alla conoscenza dell’assetto socio-economico della Sicilia in età tardo-antica.
Alle spalle della Villa del Tellaro si estendono gli splendidi vigneti, dove ancora oggi si coltivano le tradizionali uve del territorio: nero d’Avola, moscato e albanella.
Area archeologica e Villa Romana del Tellàro
Indirizzo: C/da Caddeddi – Noto (SR)
Tel: +39 0931 573883
Orari ingresso: Tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00
Biglietto singolo intero: 6,00 €
Biglietto singolo ridotto: 3,00 €