Carlo Cottone

 

(Palermo ,30 Settembre1754-Palermo ,29 Dicembre 1829)

 

Principe di Castelnuovo, era figlio del Principe Gaetano e fin da giovane fu spinto a seguire la stessa attività, di vicario, del padre. Manifestando grande interesse politico e sociale, progettò diverse riforme per realizzare un maggior controllo, da parte del governo, sulle speculazioni baronali riguardo i depositi pubblici di grano.

 

La sua attività fu, in gran parte, influenzata dagli echi della Rivoluzione francese del ’89, che gli ispirarono una certa avversione per la politica autoritaria e accentratrice del governo di Napoli che ledeva gli interessi della Sicilia.

 

Nel 1802 succedette al padre nel diritto a far parte del braccio baronale e partecipò al Parlamento. Quando, nel 1806, la Corte borbonica si rifugiò in Sicilia, Cottone manifestò la sua avversione per il Re e ciò gli conferì l’appellativo di “giacobino”.

 

Il contrasto con la corona divenne più evidente quando, in Parlamento, presentò un progetto per una più equa ripartizione del carico fiscale tra le varie classi sociali con l’introduzione di una imposta unica sui beni immobili che non tenesse conto del numero delle persone; inoltre fu tra i principali organizzatori  della protesta contro gli editti governativi del 14 Febbraio 1811, e, quando venne disposto l’arresto di tutti i promotori di questa protesta, venne deportato a Favignana. Fu liberato grazie all’intervento di lord Bentinek (ministro plenipotenziario dell’Inghilterra in Sicilia) e, quando quest’ultimo cercò di ricomporre i contrasti tra la Corona e i baroni, fu chiamato a far parte del governo come ministro delle Finanze.

 

Nelle prime elezioni politiche del 1813 riuscì a garantite una effettiva libertà di voto, ma ben presto entrò in disaccordo con i democratici e fu costretto a dimettersi. Da quel momento cominciò a ripiegarsi su posizioni più conservatrici e, quando nel 1814 venne nominata una commissione che aveva il compito di riformare la Costituzione Siciliana, egli fu chiamato a farne parte, benché si fosse reso conto che quello non era tanto un progetto di riformare la Costituzione del 1812, quanto un tentativo di distruggerla completamente.

 

A quel punto, Cottone si ritirò da ogni attività pubblica, ma avendo sempre a cuore gli interessi del paese, fondò un istituto che fornisse gli elementi necessari per migliorare le conoscenze e le pratiche agrarie.

 

Non si allontanò da Palermo dove morì il 29 Dicembre 1829.