Monte Maranfusa
Coordinate 37°50′07″N 13°09′20″E
Storia, descrizione, emergenze, reperti rilevanti
Sull’ariosa e assolata vallata disegnata dalla media valle del Belice nei pressi di Roccamena si erge il Monte Maranfusa, sul quale esisteva certamente un villaggio tra l’ultima età del bronzo e la prima età del ferro. La scelta del sito come di consueto in età protostorica privilegiò l’insediamento elevato e ben difendibile, che di fatti non necessitò di opere difensive se non sul versante sud-est.
Gli scavi attestano in seguito l’esistenza di un abitato databile dal VII al secondo decennio del V sec. a.C.adagiato in una posizione più alta e sicura del precedente, forse per l’insorgere di una certa inquietudine nei confronti dei nuovi colonizzatori. Ad ogni buon conto nella storia urbanistica e insediativa del centro, nella quale si individuano tre fasi costruttive, si possono leggere le varie vicende dell’incontro delle popolazioni indigene (forse sicane) con le realtà coloniali di Himera a nord e di Selinunte a sud-ovest.
I resti portati alla luce, gli ambienti, la ceramica indigena e importata, ma anche le macine, i pestelli e i pesi da telaio, raccontano di un nucleo indigeno dedito come di consueto ad agricoltura e pastorizia, ma anche a pratiche di molitura e di tessitura. Alcuni ambienti individuati, probabilmente specializzati per un uso conviviale o di preparazione di vivande (indicativo il reperimento di alcuni crateri e kylikes), fanno poi supporre la sempre più forte assimilazione di elementi culturali greci forse già nel VI sec., mentre per altri due vani si ipotizza uno specifico culto arcaico collettivo connesso alle attività dei campi e della pastorizia.
Dopo un periodo di abbandono nella prima metà del V sec. a.C. il monte fu riabitato in età araba (Maranfusa fu uno dei centri della resistenza araba a Federico II) e poi in età normanno-sveva. Ne sono testimonianza le sepolture arabe, l’insediamento medievale e i resti del castello di Calatrasi a sud-ovest.
Splendido a valle a cavallo del Belice il cosiddetto Ponte del Diavolo di età normanna, ma di concezione araba, recentemente consolidato e i resti di un mulino di età moderna.